Contratti di lavoro. Giù quelli a tempo indeterminato. Più facile licenziare

di redazione 10/09/2016 ECONOMIA E WELFARE
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I dati forniti dal Ministero del Lavoro in tema di contratti di lavoro non lasciano dormire sonni tranquilli agli italiani e all’economia del nostro paese. Secondo le rilevazioni del dicastero con a capo Poletti, nel secondo trimestre del 2016 le attivazioni di contratti a tempo indeterminato sono state 392.043, il 29,4% in meno rispetto all'anno scorso (-163.099).

 I rapporti di lavoro a tempo indeterminato cessati sono stati 470.561, -10% rispetto allo stesso periodo del 2015. Il dato, a differenza di quello dell'Inps, tiene conto di tutto il lavoro dipendente compresi domestici, agricoli e pubblica amministrazione (leggi scuola) e anche dei contratti di collaborazione. I numeri risentono della riduzione dell'incentivo all'assunzione a tempo indeterminato.

Nel secondo trimestre del 2016 sono state registrate 2,45 milioni di attivazioni di contratti nel complesso a fronte di 2,19 milioni di cessazioni. La maggioranza delle cessazioni sono dovute al termine del contratto a tempo determinato (1,43 milioni). Tra le altre cessazioni sono aumentate quelle promosse dal datore di lavoro (+8,1%) mentre si sono ridotte quelle chieste dal lavoratore (-24,9%). In particolare sono aumentati i licenziamenti (+7,4% sul secondo trimestre 2016). Lo si legge nel sistema delle comunicazioni obbligatorie appena pubblicato dal ministero del Lavoro.

Complessivamente nel periodo indicato dal rilevamento sono state 2.454.757 le attivazioni e 1.848.138 i lavoratori interessati dalle nuove assunzioni, l’8,9% in meno rispetto al II Trimestre dell’anno precedente. Per quanto riguarda le trasformazioni in contratti a tempo indeterminato nel trimestre sono state pari a 84.334, di cui 62.705 da tempo determinato e 21.629 da apprendistato.

Scendono anche gli avviamenti a tempo determinato dell'8,7% in misura maggiore per le donne (-15,2%) meno per gli uomini (-2,4%). In aumento invece del 26,2% gli avviamenti in apprendistato, "segno dei recenti interventi volti a rafforzare tale strumento di ingresso nel mercato del lavoro, in particolare Garanzia Giovani".

Le cessazioni di contratti sono state 2,19 milioni. La maggioranza delle cessazioni sono dovute al termine del contratto a tempo determinato (1,43 milioni). Tra le altre cessazioni sono aumentate quelle promosse dal datore di lavoro (+8,1%) mentre si sono ridotte quelle chieste dal lavoratore (-24,9%).

Numeri che parlano chiaro e dicono che con il jobs act si è avuto un aumento notevole dei contratti di lavoro a tempo determinato che poi il datore di lavoro, pubblico o privato, nella maggioranza dei casi non trasforma in tempo indeterminato. Inoltre finiti gli incentivi per l'assunzione a tempo indeterminato, sono immediatamente calati drasticamente le stipule di questi contratti. Infine che con il jobs act è senza dubbio e oltre le parole da conferenza stampa, più facile licenziare.  

 


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